Ecco una recensione del gioco Assassin’s Creed 3, ambientato all’epoca della rivoluzione Americana.
Questo terzo capitolo, dopo averlo giocato, fa capire che Ubisoft, la software house produttrice del gioco, ha fatto di tutto per creare un titolo che fosse quanto più possibile diverso dagli altri già usciti e noti al grande pubblico.
Si è quindi liberata del protagonista Ezio Auditore, e di conseguenza ha cambiato anche epoca e scenario.
Il gioco comincia lento, quasi lentissimo. All’inizio impersoneremo Haythem, un inglese trentenne che si ritrova su una barca a fronteggiare una rivolta. Dopo aver preso confidenza col gioco e averci giocato mezz’oretta speri con tutto il cuore che le cose cambino.
Per fortuna cambiano e diventa tutto più interessante, con nuovi obiettivi e scopi da raggiungere.
Il nostro protagonista diventa Connor, un figlio di un inglese e di una americana che utilizzeremo per tutta la durata del gioco.

LA GRAFICA
Per quanto riguarda il reparto grafico, AC3 è migliorato tantissimo rispetto ai suoi precedenti, infatti le directx 11 (giocandolo su PC) danno maggior risalto alla qualità visiva.
Vedere la neve che cade o soffermarsi a vedere quella che è già a terra, rende tutto più realistico e immersivo.

Anche con schede non proprio recentissime (giocato personalmente con una ATI 5770) il gioco è godibile e rimane fluido con le impostazioni di alta qualità.
I MINIGIOCHI
In AC3 è possibile catturare gli animali e scuoiarli per fare delle pelli da poter vendere al mercato o per costruire altri progetti.
Continua ad essere presente il minigioco degli assassini, che potremmo mandare a conquistare altri territori e così aumentare la nostra potenza e i nostri soldi.
Il “minigioco” nuovo è quello di poter navigare sulle navi e poter affondare quelle dei nemici. E’ divertente navigare per i sette mari in cerca di flotte inglesi da bombardare.

LA MODALITA’ DI GIOCO
Con Connor si esegue sempre lo stesso schema già visto in altri giochi della saga: si va da un personaggio, si accetta la missione, si ammazza un altro personaggio o si consegna qualcosa e la missione è fatta.
A lungo andare questo schema di gioco lo rende noioso, e mentre negli altri capitoli l’ambientazione dell’antica Roma e del Medio Oriente avevano il loro fascino, quest’epoca lascia un pò tutti senza grandi emozioni.
Sarà che non sono americano e quindi non nutro un sentimento nazionalistico per quell’epoca, ma la trama è abbastanza sciocca, caratterizzata male, e non ti fa immergere in uno scenario particolare.
Diverso era stato Ac2 Brotherhood con la storia di Altair e la mela, quella si che era una trama e una storia coinvolgente!
Tornando al gioco in questione, è molto più utilizzato il suo “alter ego” Desmond che, mentre negli altri capitoli aveva un ruolo secondario, qui viene più volte utilizzato per varie missioni al di fuori dell’animus.
IL SISTEMA DI COMBATTIMENTO
Il sistema di combattimento contro i nemici è migliorato e finalmente gli inglesi ti attaccano tutti insieme e non uno alla volta (come succedeva per i precedenti giochi). Il sistema delle armi rimane sostanzialmente lo stesso, con le stesse macro-categorie e l’aggiunta dell’arco (tipico da indiano) che è piacevole senza dubbio, ma si poteva fare di più.

IL GIUDIZIO FINALE
Ancora una volta la trama è quella degli Dei e della mela che vengono riprese, anche se con poco spessore.
Ogni episodio finisce sempre con un detto e non detto, con dialoghi senza senso che sono utili agli sceneggiatori per farne un seguito, anche se sarebbe bello vedere un punto fermo nella trama.
Il mio giudizio finale?
Buono sicuramente per la grafica, per i mini giochi e per il sistema di combattimento migliorato.
Male per il tipico modello di gioco che sta cominciando a stancare. Se non inventano qualcosa di nuovo, fare missioni semplicemente uccidendo e consegnando qualcosa, diventerà sempre più scontato e noioso e i fan della serie si aspettano sempre qualche novità interessante per avere un buon motivo per comprare un nuovo episodio della saga.
