Lo so, il titolo è molto provocatorio.
Da quando c’è stato il boom di questo social network moltissime aziende hanno deciso di bloccare l’accesso alla piattaforma creata da Mark Zuckemberg.
Sono mesi che tutte le aziende sono state investite da questa Facebook-mania e ogni giorno c’è una azienda (famosa o meno) pronta a sbarcare su Facebook, perchè “anche noi abbiamo qualcosa da dire”, ma soprattutto “perchè se non ci sei, non sei nessuno”.
Tutti fanno un gran parlare di investire in relazione, creando fan page, pronti ad una interattività con i propri clienti eppure internamente bloccano l’accesso.
Fatti salvi i problemi di sicurezza informatica (aggirabili tramite un firewall hardware o un antivirus aggiornato in locale su ogni pc), la domanda è:
“Perchè le aziende decidono di bloccare Fb ai propri dipendenti?”
Se glielo chiedete direttamente, vi diranno un’infinità di motivi:
- per paura di frode dei dati sensibili
- per paura di virus e malware informatici
- per violazione della privacy
Non gli credete.
La realtà è un’altra. La loro paura è che i dipendenti perdano troppo tempo e quindi sarebbero indirettamente meno produttivi.
Io non sono dello stesso avviso, non credo che un dipendente con o senza Facebook possa trastullarsi più di quanto non faceva già prima.
Mi spiego meglio: a cosa serve bloccare Facebook se:
- ho l’accesso a Youtube: mi guardo dei filmati in santa pace consumando anche più banda del solito
- ho l’accesso ai siti di Streaming: posso guardarmi le puntate delle mie serie preferite
- ho l’accesso a Gazzetta/Corriere (per gli sportivi): e posso leggermi il giornale sportivo
- ho l’accesso ai forum per parlare con tantissime persone del più e del meno
- ho l’accesso al telefono in stanza: potrei telefonare per ore alla mia vicina di casa e chiedergli anche che cosa cucina stasera
- Un altro fattore molto importate chiamato SMARTPHONE:
In Italia siamo pieni di Telefonini, abbiamo addirittura più telefonini che abitanti (già dal lontano 2006).
Ormai si può accedere da Facebook tramite il cellulare, basta un abbonamento dati (dai 5 ai 10 euro al mese), oppure utilizzare sul proprio pc un pennino internet USB.
I modi per evitare il blocco aziendale esistono: si può anche accedere a Facebook tramite proxy o tramite software anonimi come TOR (la rete è piena di questi trucchi e non sarà difficile per il dipendente astuto, trovarli).
Tirando le somme, considerare Facebook come male assoluto è una miopia spaventosa.
Pensate davvero che un dipendente annoiato e pigro anche senza Facebook, non perda lo stesso il tempo che dovrebbe dedicare al lavoro?
Lo farà passeggiando per i corridoi, prendendosi il caffè, telefonando, mangiando, dormendo.
Se volete davvero valutare i dipendenti in modo saggio, utilizzate altri metodi di giudizio ma sempre e comunque valutateli sull’efficienza.
Potrebbe essere una buona cosa far stilare ogni 6 mesi un rapporto dai responsabili di divisione per valutate le risorse.
Agite solo DOPO che una risorsa sia stata colta da nullafacenza acuta. Non bloccate a priori, a TUTTI, l’accesso.
Punirne uno per punirli tutti è un approccio che andava bene a Sparta ai tempi di Leonida, ma non oggi.
Ma c’è anche un’altra questione più psicologica: strettamente connessa con la fiducia.
“La fiducia è un sentimento di sicurezza che deriva dal confidare in qualcuno o in qualcosa. E’ una convinzione personale di correttezze e verità e non può essere forzata. Se si ottiene la fiducia di qualcuno, si è stabilita una relazione interpersonale basata sulla comunicazione, sulla condivisione di valori ed esperienze. La fiducia dipende sempre dalla reciprocità.”
Se è l’ azienda che non ha fiducia nel dipendente, perché il dipendente dovrebbe avere fiducia nell’azienda?
Cosa ne pensate? Siete d’accordo nel liberare Facebook da questa ipocrisia di fondo del sistema italiano?
