Il mondo sta cambiando. Più rapidamente di quanto immaginiamo. Le tecnologie di oggi non andranno più bene domani e quello che è dell’altro ieri è considerato vetusto, superato, olderrimo come direbbero i ragazzi nel loro slang giovanile.
Le aziende devono adeguarsi a questa legge. Se un’azienda fonda il suo core business su un’attività che sta lentamente scomparendo, la stessa fine farà quell’azienda, se non cambia settore.
E’ quello che è successo a Blockbuster, ma prima di raccontarvi che fine farà, voglio fare una breve premessa.
Quasi tutti conoscono Blockbuster, una catena di negozi di acquisto/noleggio di videocassette, DVD e videogiochi.
Il primo negozio Blockbuster fu creato in Texas nel 1985. Nel 1994, visto il grande successo riscosso, Blockbuster venne acquistata da Viacom, una società di intrattenimento americana. In Italia sbarcò nel 1994, in joint venture con Fininvest.
Nel 2000 iniziò il suo declino. Stavano cambiando le carte in tavola: i contenuti in rete non erano più solo su supporti fisici, ma cominciò a farsi forte il mercato del p2p, ovvero nacquero software capaci di scaricare (principalmente illegalmente) film, musica e giochi dalla rete.
In più ad aggravare la situazione, arrivò un competitor, Netflix, che permise di comprare e spedire cd e dvd a prezzi molto convenienti tramite il servizio postale e poi i clienti, dopo la visione del film, avrebbero potuto utilizzare quel servizio per rimandare indietro il prodotto.
Nel 2008 Netflix lanciò il servizio di streaming online ai propri clienti, così i clienti, tramite user e password, pagando una somma a consumo o forfait, potevano vedere i film in streaming.
Per Blockbuster inizia il declino, abbandona il mercato in Spagna e Portogallo e nel 2008 dopo una perdita di 5 milioni di euro, anche in Italia Blockbuster prevede la chiusura di 20 punti vendita su 235.

E’ di qualche giorno fa la notizia che Blockbuster italia chiude e quasi tutti i negozi si trasformeranno in…..parafarmacie!
Si, avete capito bene: 78 punti vendita su 100 diventeranno parafarmacie.
Il mio pensiero va ai poveri 780 dipendenti, che hanno avuto garantita l’attività di negozio solo fino a fine marzo e poi….non si sa. Si prospetta mobilità o cassa integrazione per loro, purtroppo.
Cosa insegna questa storia di insuccesso?
Insegna ad ascoltare il mercato, i propri clienti, e consiglia di stare sempre al passo con l’innovazione tecnologia, anche se sempre più vivace e difficile da governare.
Le colpe che sicuramente ha un colosso come Blockbuster sono quelle di non essersi rinnovata, di non aver cambiato modalità di vendita anche pensando a nuovi canali e nuovi target. Aggiungiamo anche il fatto che Blockbuster non ha mai avuto un prezzo super competitivo.
Forse la dirigenza, ottusamente, ha pensato di poter prosperare per sempre solo con la vendita e noleggio di supporti fisici (cd, dvd, vhs, bluray) che tutti ormai sanno essere in lenta diminuzione in favore dello streaming.
Si dice che il disco olografico (l’evoluzione del blu-ray) sarà l’ultimo supporto fisico che vedremo, molti invece sostengono che il bluray sia già l’ultimo e che il futuro sarà fatto di solo streaming e memorie flash.
Aggiornamento del 14 marzo: Ieri si è chiuso un capitolo riguardante la storia di Blockbuster Italia e il destino dei suoi ex lavoratori: 82 dipendenti su 780 ex dipendenti di Blockbuster Italia andranno a lavorare nelle parafarmacie Essere Benessere (società che fa capo al gruppo FD Consultants).
Cosa succederà degli altri? Non si sa.
